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Piccioni in condominio, tra regole, igiene e buon vicinato

Ecco 5 regole da seguire in condominio.

15/10/2025 Autore: Mazzilli Immobiliare
Piccioni in condominio, tra regole, igiene e buon vicinato

A differenza dei gatti randagi, i piccioni non sono percepiti dalla maggior parte dei condomini come animali da compagnia, ma come una presenza invadente. Tuttavia, non mancano persone – spesso anziane – che trovano conforto nel nutrirli, considerandolo un gesto di carità o di vicinanza alla natura.

L’atto di dare da mangiare ai piccioni nasce da una motivazione soprattutto di solitudine dell’anziano che deve essere confrontato con la necessità collettiva di tutelare la salute e la sicurezza. Infatti, i piccioni possono trasmettere malattie e sporcare gravemente balconi, cornicioni e cortili condominiali.

Esempio pratico: una condomina lascia pane e semi ogni mattina sul balcone. Nel giro di settimane, lo stabile viene frequentato da decine di piccioni che sporcano i davanzali vicini, intasano le grondaie e provocano discussioni tra i residenti.

Un condominio può affrontare la poco piacevole situazione limitarsi a protestare e a minacciare denunce, con conseguente conflitto tra condomini oppure affrontare il problema in modo approfondito. In questo caso, dovendo ricorrere a strumenti giuridici e sanitari deve essere necessariamente coinvolto l’amministratore e gli enti competenti.

Compito dell’amministratore sarà quello di:

  • Informare i condomini che nutrire i piccioni può configurare una violazione di norme igienico-sanitarie;
  • sensibilizzarli sui rischi (malattie come salmonellosi, istoplasmosi, criptococcosi, oltre al degrado delle strutture);
  • adottare soluzioni condivise come dissuasori, reti protettive e pulizie straordinarie, evitando che la questione degeneri in lite giudiziaria.

Il quadro normativo di riferimento è composto essenzialmente dai regolamenti comunali di igiene: molti Comuni (es. Milano, Bologna, Firenze, Torino) vietano espressamente di dare da mangiare ai piccioni su balconi, terrazzi e spazi pubblici, con sanzioni amministrative che possono arrivare fino a 500 euro.

Alcuni riferimenti li possiamo trovare anche nell’ art. 674 codice penale: punisce chi getta cose atte a imbrattare o molestare persone (compreso il cibo che attira piccioni). Così come nell’art. 844 codice civile: tutela dai danni da immissioni (escrementi, rumori). Alcune sentenze della Cassazione hanno confermato che nutrire piccioni integra condotta sanzionabile quando provoca degrado e pericolo per la salute (Cass. pen., sent. n. 18808/2016).

Esempio pratico: il Tribunale di Milano (sent. 21/02/2019) ha condannato un condomino che lasciava cibo ai piccioni, riconoscendo il danno ai vicini per escrementi e ostruzione dei canali di scolo.

Il tema che stiamo esaminando mette in luce differenze nette tra chi nutre i piccioni e lo fa per empatia o abitudine, senza percepire il rischio e chi ne subisce la loro presenza e rivendica il diritto all’igiene, alla sicurezza e al decoro condominiale.

Non è possibile qui un “compromesso” come nel caso di eventuali colonie feline presenti in condominio: i piccioni non sono riconosciuti come patrimonio faunistico da proteggere nei centri urbani, ma come fonte di rischio. Adeguarsi alle norme significa dunque evitare qualsiasi forma di alimentazione, cercando alternative come l’installazione di dissuasori e la collaborazione con ditte di derattizzazione e disinfestazione.

Per affrontare correttamente il problema, il condominio attraverso l’operato dell’amministratore deve:

  1. Verificare i regolamenti comunali: in molti casi il divieto di alimentare piccioni è già espressamente previsto;
  2. Richiamare il condomino che nutre i piccioni con lettera formale dell’amministratore, citando i rischi e le norme vigenti;
  3. Convocare un’assemblea per deliberare eventuali interventi di prevenzione (installazione di reti, dissuasori a spillo, sistemi ad ultrasuoni);
  4. Coinvolgere l’ASL o la Polizia Locale se la situazione degenera e si configura rischio igienico-sanitario;
  5. Prevedere sanzioni interne (art. 70 disp. att. c.c.) nei regolamenti condominiali per chi alimenta piccioni contravvenendo alle disposizioni.

Esempio pratico: in un condominio di Torino, dopo ripetuti richiami, l’assemblea ha deliberato l’applicazione di una multa condominiale di 200 euro ai residenti sorpresi a nutrire i piccioni, oltre alla segnalazione alla Polizia Municipale. Il fenomeno si è drasticamente ridotto.

Mentre nutrire i gatti randagi può trovare un equilibrio normativo e umano, nel caso dei piccioni il legislatore e i Comuni sono molto più rigidi: dar loro da mangiare significa favorire degrado, rischi sanitari e conflitti tra vicini. L’amministratore ha un ruolo chiave: deve informare, vigilare e – se necessario – sanzionare, affinché il condominio rimanga un ambiente salubre e rispettoso delle regole.

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